Nella giornata di martedì 09 settembre un’importante attività di collaborazione internazionale ha coinvolto il Museo Nazionale Storico degli Alpini. Si è infatti svolta insieme ai colleghi della redazione della rivista militare austriaca “Truppendienst” una ricognizione sull’Altopiano dei Sette Comuni, volta a ripercorrere alcune delle zone del fronte degli altipiani, teatro di guerra durante il Primo Conflitto Mondiale. Il vice direttore del Museo Ten. Col. Paoli ha accompagnato il Serg. Magg. Ca. Martin Prieschl, già collaboratore del Museo, ed il Sig. Gerold Keusch Capo dei media online della rivista, ripercorrendo alcuni luoghi interessati dai combattimenti. Di questa ricognizione saranno pubblicati alcuni articoli sul sito online della rivista ed un numero speciale bilingue.
In particolare la ricognizione è partita dal Forte italiano di Campomolon per poi spostarsi sul Monte Cimone, luoghi del fronte interessati dalle vicende belliche della cosiddetta “Strafeexpedition (spedizione punitiva), attacco austro-ungarico condotto a partire dal 15 maggio del 1916.
Il Forte Campomolon la cui costruzione era iniziata nel 1912, faceva parte dello sbarramento italiano realizzato con lo scopo di presidiare il confine italiano sugli altipiani, opponendosi ai forti austriaci realizzati con la stessa finalità. Il forte non fu mai interamente completato: le 4 cupole corazzate che avrebbero dovuto proteggere i 4 cannoni da 149 non furono fornite dalla Germania. Il forte ospitò comunque 2 obici da 280 mm mentre nella zona circostante furono schierate le artiglierie della 35^ Div., responsabile del settore.
Durante le fasi iniziali della Strafeexpedition il forte si trovava su una delle direttrici principali dell’attacco austriaco che lo investì direttamente; a causa dell’avanzata nemica, si rese necessario evacuarlo e distruggere le artiglierie e gli obici per evitarne la cattura. Incaricato di tale pericoloso compito fu il S.Ten. Paolo FERRARIO che, per accertarsi dell’avvenuta distruzione delle artiglierie e del forte stesso, venne travolto e ucciso dallo scoppio dell’ultima mina. Per l’eroismo dimostrato venne decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il Monte Cimone, per via della sua importante posizione strategica, fu teatro di scontri sanguinosi. Gli austriaci, durante la vittoriosa avanzata della Strafexpedition, ne conquistarono la vetta il 25 maggio del 1916, proseguendo poi l’avanzata anche nella sottostante pianura di Arsiero, dove furono fermati. Optarono pertanto per ripiegare su posizioni naturalmente forti ed in alcuni casi il fronte ripiegò di vari chilometri; qui sfruttando proprio la vantaggiosissima posizione mantennero il controllo del Monte. Gli Italiani e gli Alpini del Btg. Val Leogra in particolare, con un’operazione quasi leggendaria scalarono i fianchi verticali della montagna ed il 23 luglio riuscirono a riconquistarne parte della vetta. I successivi attacchi e contrattacchi di ambo le parti non sortirono alcun effetto e si ricorse pertanto alla cosiddetta “guerra di mine”. La prima ad esplodere fu quella italiana che non sortì gli effetti sperati; la successiva mina austriaca, scoppiata il 23 settembre, distrusse praticamente la vetta del Monte Cimone e la guarnigione italiana. Più di 1000 furono i caduti italiani, sepolti nel cratere creato da questa devastante esplosione. La vetta rimase in mano austriaca fino al termine del conflitto; i Comandi Italiani infatti, considerando che un ulteriore tentativo di riconquista avrebbe causato ingentissime perdite, optarono per mantenere la fronteggiante posizione del Cavioio.
Durante la ricognizione è stato interessante confrontarsi con i colleghi austriaci sull’andamento delle operazioni. A parere loro l’arresto dell’avanzata dell’esercito austro-ungarico è da ricondurre non tanto all’offensiva scatenata dal Generale Brusilov sul fronte russo, come generalmente conosciuto, ma alla tenacissima resistenza degli Italiani, che rese impossibile lo sfondamento decisivo.