Le operazioni condotte dalle tre divisioni italiane e dalla 718a tedesca , senza concorso croato (28), iniziarono il 10 maggio e si conclusero il 15 dello stesso mese. Le truppe della "Pusteria" conquistarono Foca , dove i partigiani avevano stabilito da tempo il loro comando, precedendo di poco una colonna motocorazzata tedesca della 718a Divisione (29). Nel corso di duri combattimenti furono inflitte severe perdite ai partigiani, ma l'obiettivo principale fu vanificato per il ripiegamento del grosso delle bande in Montenegro ed Erzegovina. Punto debole dello schieramento italo-tedesco risultò la divisione "Cacciatori delle Alpi", che, a causa delle difficoltà del terreno e delle azioni ritardatrici partigiane, fu rallentata nell'avanzata non riuscendo a chiudere la soglia di Kalinovik e la zona di Camerno in alta Drina, attraverso le qual i poterono defluire in Erzegovina e Montenegro ingenti forze partigiane (30). Altra causa del parziale insuccesso fu l'eccessivo tempo intercorso tra le due fasi dell'operazione, imputabili al comando tedesco , che indugiò troppo sulle posizioni raggiunte al termine di "Trio-I". Il ruolo operativo principale fu svolto nuovamente dalle truppe italiane (31), mentre la 11a Divisione tedesca, scarsamente addestrata al combattimento in montagna, ebbe solo due morti e pochi feriti.

I comandi tedeschi hanno confermato la tendenza a non voler tener conto delle caratteristiche dell'avversario, facendo avanzare le proprie truppe esclusivamente lungo le rotabili ed i fondi valle. Eccettuata qualche puntata laterale, trascurando del tutto le regioni più elevate, divenute pertanto ricetta­ colo sicuro per i ribelli che, come in passato, hanno lasciato defluire i reparti germanici per riprendere, appena dopo, l'azione di guerriglia sulle retrovie. La mancanza assoluta di equipaggiamento e di mezzi di trasporto adatti per azioni in terreno montano, può giustificare in parte tale comportamento delle unità germaniche.

I reparti italiani, invece, si poterono avvalere di notevoli quantità di muli ed autocarrette che risultarono spesso gli unici sistemi di trasporto logistico impiegabili. Secondo il Comando supremo italiano le perdite sui fronti opposti di "Trio" furono le seguenti: italiani 220 morti , 556 feriti e 173 dispersi; tedeschi 11 morti, 15 feriti ed un disperso; croati 82 morti, 149 feriti e 121 dispersi; cetnici 74 morti, 102 feriti e 3 dispersi; partigiani 1646 morti, 719 feriti e 2626 prigionieri (32). Se in "Trio-I" gli italiani impiegarono reparti collaborazionisti musulmani e cetnici in funzione fiancheggiante , in "Trio-II" il concorso di tali forze fu alquanto ridotto e limitato alla protezione delle linee di rifornimento. Un ruolo importante fu svolto dall'Aeronautica che lanciò circa 24 t di bombe ed oltre 30 t di materiali . Dalle operazioni si trassero dati di esperienza sui sistemi di lotta partigiani, che, oltre alle consuete imboscate, ricorsero largamente ad interruzioni stradali e ad attacchi notturni di reparti in sosta, non ancora ben organizzati a difesa, in genere preposti alla protezione delle retrovie e delle linee di comunicazione:

In alcune zone l'avversario ha dimostrato un certo mordente e un certo spirito aggressivo manifesta­ ti con attacchi notturni a nostre posizioni , attacchi sviluppati con la caratteristica di veri e propri colpi di mano. Questi sono stati sempre tentati dopo qualche giorno di permanenza dei nostri reparti sulle stesse posizioni, cioè quando l'avversario aveva avuto tutto l'agio di vedere e studiare la nostra sistemazione, seguire le nostre abitudini. Il miglior mezzo per prevenire simili azioni è apparso l'impiego diurno e notturno di pattuglie spinte innanzi, di giorno, sulle località dominanti per togliere all'avversario punti di osservazione, di notte, a 500-600 m dai nostri posti per segnalare tempestivamente l 'avanzata dell'avversario. Lo scrivente è anche ricorso all'espediente di far .cambiare giornalmente ai reparti le posizioni occupate per impedire un facile orientamento del nemico sulle nostre sistemazioni e intenzioni (33). Importante si rivelò il supporto delle unità del genio per riattare i numerosi ponti distrutti dai partigiani , soprattutto con l'impiego delle passerelle da montagna, gittabili in breve tempo ed in grado di far transi­ tare anche autocarri e carri armati leggeri (34).

Il ciclo "Trio", pur non ottenendo i risultati voluti, evidenziò una larghezza di vedute ed una capacità organizzativa quasi impensate , soprattutto se raffrontate alla linea di condotta ita­ liana nei Balcani nei periodi precedenti e successivi al periodo di comando di Roatta alla 2a Armata (35). Più che mirare al possesso di porzioni di territorio più o meno vasto attraverso presidi e distaccamenti, che spesso risultava più aleatorio che effettivo a causa della difficoltà di controllo delle zone impervie e boscose, Roatta mirò alla neutralizzazione del nemico attraverso azioni manovrate , con una tattica pienamente in linea coi procedimenti d'azione tedeschi. Di fronte alla fugacità degli obiettivi dei rastrellamenti ed alla estrema mobilità delle bande comuniste, che tendevano a sottrarsi alle grandi operazioni delle forze dell'Asse attraverso ampi spostamenti che finivano per attraversare i confini di Stato e le linee di demarca­ zione tra le potenze occupanti l'ex Regno di Iugoslavia, l'unica possibilità di incapsulare lo sfuggente nemico era data dall'organizzazione di un'ampia manovra congiunta tra gli eserciti italiano, tedesco e croato e le milizie loro alleate senza tener conto del superamento di aree di responsabilità o frontiere di Stato (36). L'azione in comune, nata in mezzo a riserve e a diffidenze, sviluppatasi in gran parte al di fuori dei piani prestabiliti , pur mancando l 'obiettivo della distruzione dei ribelli, mise a dura prova la ribellione di Tito (37). Questi, il 24 maggio , in un telegramma a Mosca, faceva sapere che gli incessanti combattimenti avevano lasciato esausti i partigiani; a parte questo, qui non vi sono più munizioni . [...] In nome del Comando Supremo [di Tito, n.d.r.] per favore inoltrate al Comando Supremo dell'Armata Rossa la nostra richiesta di assistenza. Il nemico sta facendo ogni sforzo possibile per spazzarci via (38).

"Trio" rappresentò l'unico caso nel corso delle operazioni di controguerriglia nei Balcani in cui i tedeschi concessero ad un generale italiano di comandare una loro grande unità (39). "Trio" favorì più i tedesco-croati , che ripresero il controllo di vasti territori della Bosnia allontanando i partigiani da Sarajevo, che gli italiani, che si ritrovarono nei propri territori d'occupazione erzegovesi e del Montenegro le agguerrite formazioni titine.

(28) Alle truppe croate vennero assegnati compiti secondari di sicu rezza su l l a s i nistra del la Orina.

(29) Relazione sulle operazioni svolte in Bosnia in concorso con le truppe tedesco-croate aprile­ maggio 1942, comando Divisione alpina "Pusteria" - Ufficio Stato Maggiore .

(30) La "Cacciatori" aveva alle sue dipendenze , oltre a quattro battaglioni del 51° e 52° Reggi­ mento di fanteria , buoni reparti che si distingueranno in seguito in Slovenia durante il ciclo "Primavera", anche il 260° "Murge", nuovo al combattimento contro i partigiani, che ebbe il battesimo del fuoco proprio nel corso di "Trio". Nell'intero ciclo operati­ vo dell'aprile-maggio 1942 la divisione "Cacciatori delle Alpi" lamentò 228 perdite a fronte di 173 partigiani uccisi o catturati su un totale stimato di oltre 500 tra morti e feriti secondo notizie di informatori ( Relazione sulle operazioni svolte nel periodo 22 aprile - 30 maggio 1942, comando fanteria divisionale "Caccia­ tori delle Alpi").

(31) Le perdite subite dalle divisioni alpine furono di 51 morti e 86 feriti in maggioranza della "Pusteria". I partigiani ebbero oltre 2.100 uomini uccisi , feriti o catturati nei combattimenti contro gli alpini.

(32) Foglio n. 21636/0p., Operazioni italo-tedesche-croate in Bosnia orientale , Comando supremo. Secondo un 'altra fonte, dal 20 aprile al 13 maggio i partigiani avevano avuto: 1.720 morti , 821 feriti e circa 1.900 prigionieri . Cfr. Oddone Talpo, Dalmazia. Una cronaca per la storia ( 1942 ) , Roma, SME­ Ufficio Storico, 1990, pag. 86.

(33) Foglio n. 1353/ 1/0p.M. in data 31 maggio '1942, Rapporto sulle operazioni effettuate dall'11 ° alpini in zona Gorazde­Foca-Meljak , Comando 11° Reggimento alpini.

(34) Foglio n. 3525/0p. in data 23 maggio 1942, Relazione sull'azione di rastrellamento dell'Igman PI. e sull’azione "Foca ", Comando 1a Divisione alpina "Taurinense " - sezione I Operazioni.

(35) Nel corso di "Trio" furono per la prima volta applicate su larga scala le disposizioni contenute nella circolare No 3 C del Comando 2a Armata in merito al trattamento di prigionieri e popolazioni civili che facevano causa comune coi ribelli. Si veda A. Becherelli, op. cit.,pag. 253.

(36) Appunta per il duce in data 13 gennaio 1942, Situazione in Croazia.

(37) Oddone Talpo , op. cit., pag. 86.

(38) Stephen Clissold , Iugoslavia and the Soviet Union, Royal lnstitute of lntemational Affairs , Oxford , University Press, 1975, pag. 148.

(39) Un evento analogo si verificò solo in Tunisia, quando i tedeschi autorizzarono l'inquadramento di loro unità nella 1a Armata del generale Giovanni Messe.

Scritto da Filippo Cappellano

Per gentile concessione dell’autore e delle edizioni “Storia Militare”