Cappello Alpino Museo

Il Cappello Alpino

Figlio della sperimentazione nata con “il Plotone Grigio”, il 20 maggio 1910 nasce ufficialmente il cappello alpino per come lo conosciamo oggi; infatti nel G.M. n.196 della Direzione Generale dei Servizi logistici e amministrativi, si dispose l’adozione “per la truppa dei reggimenti alpini di un cappello di feltro grigio verde che completa la nuova uniforme da campagna stabilita per dette truppe”. Esso, inizialmente, venne adottato per i sottufficiali, i graduati e la truppa dei reggimenti alpini e dell’artiglieria da montagna.

Erano previste delle nappine in lana per i reggimenti alpini, nei colori verde, turchino, scarlatto, bianco e giallo. Mentre, almeno inizialmente, l’artiglieria adottava ancora la coccarda tricolore, che poi successivamente venne sostituita da una nappina verde.

Le penne previste invece, potevano essere, rigorosamente di ala destra, di corvo, di pavone o di tacchino; i fregi adottati al tempo, prevedevano per la fanteria due fucili incrociati, su una cornetta sormontata da una corona, mentre per l’artiglieria due cannoni su una cornetta con una granata.

A seguire, nel settembre del 1910 con la variante al regolamento nel G.M. n.388, Varianti alla divisa degli ufficiali del R. Esercito, si dispose l’adozione del cappello grigio verde anche per gli ufficiali: era prevista una nappina in metallo, la penna bianca per gli ufficiali superiori e d’aquila per gli ufficiali inferiori.

Il cappello della nuova foggia, di colore grigio verde, di feltro di pelle di coniglio, divenne a tutti gli effetti il simbolo che poi storicamente iniziò a identificare il Corpo degli Alpini, nella sua perfetta sineddoche, crea l’identità chiara e distinta dell’Alpino, dal punto di vista sia antropico, sia storico che culturale, come anche per la tradizione militare e popolare.

Altre saranno le varianti, i fregi e i dettagli che hanno portato ad alcune piccole modifiche nel tempo sino al giorno d’oggi, ma nella sostanza e nell’iconografia il cappello alpino rimarrà quello del 1910: esso simbolicamente diviene un fattore identitario, che penetra nella cultura e nella tradizione nazionale, nel cappello “che noi portiamo” si identifica simbolicamente la storia, la tradizione del popolo delle montagne; partendo dal “di qui non si passa” del 1888, attraverso le vicende della 1° guerra mondiale, le penne nere sconquassano la simbologia borghese e popolare, travolgendola e creando un mondo al quale si lega, oltre che la tradizione militare anche quella più nazionale e popolare; con la nascita dell’Associazione Nazionale Alpini si consacra, per gli Alpini e il loro copricapo, una simbiosi che esprime il concetto di servizio a favore della Patria.

Il cappello alpino diventa l’emblema stesso del Sacrificio, avvalorato dalle vicende belliche nelle 2 guerre mondiali: esso viene sublimato nell’ideale di dedizione e di senso del dovere.

Oggi, il cappello alpino, oltre a identificare le tradizioni di un corpo militare così unico e particolare, rappresenta anche la testimonianza dei legami umani, dei Valori e dello spirito di servizio con i quali ogni giorno i nostri Soldati guardano alla Patria, quegli stessi Valori e Principi che guidano anche gli Alpini, non più in armi, ma che mantengono fede al giuramento prestato e dedicano la propria vita all’Italia.