Mostra Un Alpino in Africa

UN ALPINO IN AFRICA Novembre 1935- Marzo 1940
(mostra fotografica da immagini d’epoca)

Nella ricorrenza del centocinquantesimo della fondazione del Corpo degli Alpini e nel ventennale della morte del Generale Giovanni Calvi viene presentata, con la collaborazione del Museo Nazionale Storico degli Alpini, l’appoggio del Comitato per il 150° della nascita del Corpo degli Alpini e della Presidenza dell’Associazione Amici del Museo Nazionale Storico degli Alpini, la mostra fotografica di immagini storiche della sua esperienza di giovane Alpino in Africa.


Delle 5 Divisioni alpine nella Seconda Guerra Etiopica 1935-1936 la Divisione alpina Pusteria venne immediatamente inviata in Africa orientale dove, comandata dal Generale di Divisione Luigi Negri Cesi, combatté nell’aspra campagna di conquista del Tigrai in Eritrea e dell’Etiopia in diverse battaglie: Amba Aradan, Passo Uariev, Amba Alagi, Tembien, Passo Macan, Lago Asciaghi, Uork Amba (del cui nome fu intitolato il suo VII Btg. Complementi), rientrando nella primavera del 1937 in Italia.


Diversamente l’Alpino volontario Calvi fu inviato con altre mansioni in vari Reparti del Ministero delle Colonie della successivamente proclamata (il 9.5.1936) Colonia dell’Africa Orientale Italiana (AOI).


Da Sergente dal Battaglione Mondovì, nel novembre 1935 fu destinato a Massaua, Agridat e dintorni e nella primavera del 36, promosso di grado, nell’ Isola di Nocra nel Mar Rosso. Di seguito si ritrovò per un anno intero assieme al suo Comandante, denominato Residente e saltuariamente a un medico nella Banda Irregolare del Belesa (Regione etiope) quale sottufficiale di contabilità. Successivamente, unico italiano, fu destinato per oltre un anno e mezzo nella Banda Regolare Ambaciara dal nome della località Ambaciara nella zona di Gondar. Passò quindi nel 39 alla Banda di Istruzione di Brigate coloniali. Qualche mese dopo tornò alla Banda Irregolare Ambaciara, terminando il suo servizio aggregato ai Reparti Coloniali del Regio Governo; per tornare in Italia tra gli Alpini della 55° Compagnia del Battaglione Vestone del 6° Reggimento Alpini. Dopo adeguata licenza, partecipò da Sottotenente alla campagna del Fronte Occidentale ed in seguito, con il Battaglione Tirano, fu impegnato sul Fronte Russo, riuscendo, ferito, a rientrare in patria nel febbraio 1943.


Le Bande Regolari e/o Irregolari (a seconda di convenienze) erano affidate a uno o due effettivi del Regio Esercito Coloniale, assistiti da graduati e semplici Ascari regolarmente addestrati e da genti locali di diverse genie e di diverse religioni “al soldo”, con spesso al seguito la famiglia. Le Bande, consistenti in circa 200 tra effettivi e aggregati, partendo dal campo base, esercitavano operazioni di controllo, di presentazione ai capi dei villaggi e di polizia militare per prevenire scorribande di guerrieri di tribù ribelli, spesso stimolate da colonialisti antagonisti della presenza italiana. Molte armi venivano trovate nei villaggi e venivano contrattate con i Capi e pagate. Controllare il selvaggio, vasto e impervio territorio degli altipiani (dai 2000m. ai 4000m. s.l.m.), nel quale spaziavano ribelli al regime italiano e malviventi disturbatori, costituiva un serio problema di difficile soluzione.


Le Bande di Istruzione invece erano costituite con la supervisione di un Ufficiale italiano per girare nella regione assegnata e reclutare nuove forze locali che venivano poi addestrate e armate con l’aiuto di Ascari graduati regolari, spesso fungenti da interpreti, e guerrieri esperti al soldo che servivano da attrazione e convincimento.


La Mostra “UN ALPINO IN AFRICA”, allestita al Museo Nazionale Storico degli Alpini dal 5 Aprile fino al 22 Maggio, vuole testimoniare con immagini dell’epoca in tre filoni quanto riscontrato dal giovane Alpino mio Padre nell’esercizio delle sue funzioni di militare cioè: operazioni di presidio, a piedi o a dorso di muletto, dell’incontaminato bellissimo territorio e di contrasto ad armati nemici; alcuni degli aspetti ambientali e della presenza degli Italiani; la vita e le tradizioni delle diverse etnie e popolazioni frequentate in quattro e più anni e di cui ha manifestato nei racconti, rispetto e un sentimento di nostalgia.