Sta li, mentre albeggia, immutabile e silenzioso, con le orecchie incurvate all' indietro, il muso che guarda di lato ed il suo affusto fissato sul basto. Sta li pochi passi dietro al suo conduttore e paiono avanzare solenni ed imperturbabili sempre assieme, come quando li vidi da bambino per la prima volta.

“Papà...ma è un asino quello?”
“ma chi? Dove lo vedi 'o ciuccio?”
“la con quel soldato, sul muretto...”
“ma secondo te, 'nu ciuccio saglie 'ngopp 'o muretto?”
mi accorsi tardi che papà rideva...lui che non rideva quasi mai, lui che la guerra l'ha vista, l'ha subita, lui che ha visto fucilare il padre dai tedeschi in rotta, solo perchè indossava l'uniforme della Guardia Regia, lui napoletano classe 1931, appuntato di Pubblica Sicurezza, guardava “il ciuccio” e sorridendo mi prendeva in giro.
Si andava spesso a Villa Borghese, abitando li vicino...l'occasione per dare due calci a una palla, fare qualche corsa, respirare un po' d'aria che profumava di pini, di eucaliptus e quel giorno, anziché entrare dalla solita entrata, si era fatto un altro giro, salendo una scalinatella che costeggiava quello che sembrava un fortino, e il “ciuccio” stava la, che mi guardava..ed anche l'alpino guardava nella mia direzione, quasi mi avessero sentito urlare.
Avevo visto i pony, ci avevo anche fatto un giro fingendo di cavalcare chissà quale focoso destriero, così come i bambini della mia età facevano prima degli anni '70, quando non si viveva attaccati ad un cellulare...ma quel ciuccio, che ancora non sapevo fosse un mulo, e che mulo per giunta, era li a guardarmi sornione col suo cannoncino in groppa.

“perché ha un cannone, e che ci fa?”

nei film americani, i cannoni avevano le ruote, erano portati da un camion o da una jeep o addirittura poi c'erano i carrarmati,

“perché gli hanno messo un cannone addosso? E poi come si faceva a sparare? E l'asino non aveva paura? E poi il cannone è di ferro, è pesante...non si stanca l'asino a portarlo? E se l'asino porta il cannone, i proiettili chi li porta? E se inciampava e il cannone si rompeva? Lo picchiavano? Non mi piace 'sta cosa...mica è colpa sua se il cannone si è rotto!”

Avrò avuto quattro, cinque anni e già avevo deciso che gli animali non devono fare la guerra, quella la fanno i soldati e più di cinquant'anni dopo ho imparato che la guerra non dovrebbero farla nemmeno i soldati, non dovrebbe esistere e basta.

“Quello è un mulo e serve proprio a portare le cose pesanti e si, di sicuro aveva paura, non capiva le esplosioni, non capiva il fumo, non capiva gli spari. Magari gli sarebbe piaciuto starsene a mangiare l'erba in un prato, ma era stato voluto apposta per portare il cannone, o altre cose la sulle montagne, sui sentieri dove i camion non possono passare”

Era sempre molto silenzioso papà ed ascoltarlo mi piaceva, anche perchè si capiva che a lui piaceva il mulo. Non era altero come un cavallo, ma era simpatico, non era nobile e altezzoso, ma era uno di noi.
Anni dopo scoprii che papà adorava la montagna, non le scalate o sciare, ma gli piaceva andare per boschi, per funghi, castagne, e appena poteva, scappava da Roma per andare ai castelli romani e stava fuori giornate intere, da solo. Magari desiderava un mulo a fargli compagnia, ma non lo saprò mai.
Tornava la sera carico come un mulo, stanco ma felice.
Ma in quel momento della mia infanzia, mi piaceva che parlasse con me di quel mulo.

“domani mi riporti?”
“a vedè 'o ciuccio?”
“si”
“e domani vediamo...”

Tornammo, e non solo il giorno dopo, ed ogni volta la prima tappa era per il mulo che stava li, col suo alpino a guardarci arrivare

“come fa il mulo? che mangia? corre veloce? è bravo? perché faceva la guerra? c'era solo lui o c'erano altri muli? E tutti portavano i cannoni in montagna? Ma poi perché mettere i cannoni sulle montagne? E quando in montagna fa la neve, si mettono lo stesso i cannoni?”

Mi rivedo a tempestare di domande mio padre, domande continue, domande semplici, domande fresche come il sapore di pane e mela che avevo per merenda.
Perché i bambini fanno così tante domande, ma sopra tutto...perché gli rispondono distrattamente o peggio, non gli rispondono affatto?
Papà rispondeva invece, anche alle domande più stupide, anche alle domande sulla cacca del mulo che in montagna la si lasciava li ma nella stalla andava pulita

“il mulo non voleva fare la guerra, nemmeno l'alpino voleva. Magari voleva solo andare a raccogliere un po' di legna per scaldare la casa dove viveva coi figli e forse anche col mulo, perché una volta non c'erano i palazzi dove tutti hanno la loro stanza. Noi dormivamo tutti nella stessa stanza, io ed i miei fratelli in un letto, le mie sorelle in un altro, papà e mamma in un altro ancora e ci scaldavamo così. Però l'alpino doveva fare la guerra perché qualcuno che aveva sempre dormito in un letto da solo, non sapeva che significa stringersi a qualcuno, aveva sempre freddo e si scaldava solo trattando male gli altri. Così, si faceva la guerra e l'alpino che voleva difendere la sua casa e i suoi figli, tutte le mattine partiva col mulo e andava a sparare col cannone ad altri soldati di un altro paese che nemmeno loro volevano fare la guerra e che magari invece avrebbero preferito incontrare l'alpino, bere un bicchiere di vino insieme e insieme raccogliere la legna per scaldare i propri figli che magari avrebbero giocato assieme.”
“E quando l'alpino sparava col cannone, gli altri morivano?”
“Gli altri morivano, ma ne venivano ancora e anche loro sparavano all' alpino ed al mulo. Per questo loro salivano sulla montagna, così potavano vedere i soldati che arrivavano e potevano difendersi e stare nascosti dietro i sassi, o nelle grotte o dentro le buche. Faceva così per non fare venire gli stranieri a casa sua, e il mulo che è forte, tutti i giorni aiutava l'alpino a portare il cannone perché voleva bene all' alpino e ai suoi figli che per giocare gli tiravano la coda, ma gli davano le mele e le carote per farsi perdonare”
“Ma non era più facile dire << basta...non la vogliamo fare più la guerra. Vogliamo stare a casa nostra a lavorare, andare in campagna senza nessuno che ci spara col cannone?>>”
“Si e tanti lo dicevano, ma gli rispondevano che i nemici avevano dieci braccia, erano mostri e mangiavano i bambini perciò bisognava ucciderli o avrebbero distrutto le loro case perché erano cattivi e malvagi come i marziani del film dell' altra sera
“Non mi piacciono i marziani! Anche io li voglio ammazzare”
“e allora ti serve un cannone e un mulo che lo porta, proprio come l'alpino”
“maaaaa...i marziani non ce li hanno i figli e le case? E anche i figli hanno tre occhi? E i muli? Ce li hanno i muli?”
“A sei zampe, come il cane della benzina!”

Papà rideva seduto sulla panchina di ferro verde che era davanti al monumento dell' alpino...ma ora, dopo tanti anni, la panchina non c'è più, papà non c'è più ed a tante domande le risposte me le trovo da me, ma quella volta non era così: avevo timore davanti ad ogni estraneo e stavo vicino a mio padre guardando tutti con sospetto.
“non esistono i marziani, mi pigli in giro! Quelle erano persone truccate per il film e non esistono i muli a sei zampe. I muli sono così, come quello, e non portano i cannoni”
“però con sei zampe sarebbero più veloci e più forti”
“no, sono belli così e sono buoni perché non si arrabbiano se gli tiro la coda. Ma io non gliela tiro eh!”
“ e fai bene, non ci si diverte a fare male agli altri, specie agli animali: loro non lo fanno mai. Questo mulo poi era speciale per meritarsi un monumento. Lo chiamano l'umile eroe...”

Umile eroe? Non mi tornava. L'eroe era alto, bello, forte, tutti lo chiamavano e gli facevano festa, l'eroe era Ercole che spezzava le catene o era lo sceriffo che vinceva il duello a mezzogiorno

“perché eroe? Lui porta il cannone, è bravo ma non è un eroe!”
“e invece si, perché il cannone lo portava tutti i giorni, pure quando pioveva, anche con la neve, e quando gli sparavano. Se non c'era il mulo, come poteva fare l'alpino a difendere la sua casa? Tutti i giorni così e poi, un brutto giorno successe che dovettero scappare perché quella volta il nemico era più forte e non si sapeva che fine avessero fatto il mulo e l'alpino. Poi la sera il mulo tornò da solo e portando il cappello dell' alpino...”
“e lui?”
“quel giorno aveva perso. Non si sa bene cosa è successo, ma l'alpino non lascia mai il cappello. Se il mulo lo ha portato indietro, vuol dire che l'alpino era morto da solo e soltanto il mulo gli era stato vicino, non come papà mio che ha fatto a tempo a dirmi << guagliò, fujitenn...>> e io correvo mentre sentivo sparare e non l'ho più visto”

non rideva più papà...era tornato triste e guardava il mulo.
Io sapevo di chiamarmi come mio nonno, ma non sapevo come era morto, non sapevo che la guerra fa morire i papà da soli senza nemmeno un mulo a fargli compagnia e fa diventare orfani i bambini senza dargli nemmeno un mulo che gli riportasse qualcosa del padre da tenere con se.
Ecco perché era un eroe quel mulo, ed ecco perché era un eroe umile.
Continuammo a tornare a Villa Borghese, passando davanti al monumento del mulo che imparai si chiamasse Scudèla, imparai cosa significassero le parole CA CUSTA LON CA CUSTA, VIVA L'AUSTA che erano incise ai piedi dell' alpino, imparai che gli alpini combattevano senza sosta urlando quelle parole, cosa forse non vera perché anche l'alpino può avere paura come ogni uomo e come ogni mulo, imparai che il vero eroe infondo è umile, come il mulo, come lo era stato mio nonno e come lo era mio padre che tornava a casa dopo aver passato la notte a girare per Roma permettendo a me e tanti altri di stare tranquillo a dormire.
Passarono gli anni, Scudela era sempre al suo posto ed io ormai lo guardavo distrattamente quando ci passavo davanti.
Andai via da Roma, divenni militare a mia volta, ho avuto due figlie e le ho portate a vedere il monumento di Villa Borghese, raccontando loro quel che mi raccontava il nonno e rispondendo ai loro mille perché e mi sono accorto che il mondo è cambiato ma Scudèla e il suo alpino, di cui ancora non conosco il nome stanno li, per chi li ricorda e per chi non li conosce, per quel cretino che li ha imbrattati col pennarello e per chi come me stamattina ha pensato di fare una corsetta di prima mattina.
Ormai è giorno e la corsetta è andata a farsi benedire...quanto sono stato qui a ricordare? Due ore quasi. Ormai è meglio che vada...

“nooooonnaaaaaaa...guadda...asinello!”

è una bambina tutta infagottata nel passeggino che indica il mulo alla nonna, più giovane di me, tutta presa ad armeggiare col cellulare, e si sporge indietro per guardarlo ancora mentre la nonna tira dritto distrattamente replicando

“si? Hai visto quant'è bello?”
“è bello...”

Vorrei dirle di fermarsi e farla guardare, ma che c'avrà da fare di vitale importanza da non dedicare cinque minuti alla nipotina, a quel pezzetto di futuro cui sta negando un po' di curiosità infantile?
Vorrei proprio levarle quel cellulare e tirarglielo su di un albero e dirle pure di togliere un attimo la mascherina e sorridere alla bambina... ma è un attimo...guardo un momento Scudèla che sembra sorridere assieme al suo alpino

Del resto è l'eroe umile...

Scritto da Francesco Petriccione